Non posso non postare una poesia d’Amore specialmente oggi con questa giornata dolce come un anticipo di primavera… allora, indulgendo (non senza delizia) nel mio vizio per le romanticherie, ho scelto due frammenti di due diverse poesie di Neruda.
Il primo frammento non appartiene ad una poesia delle più famose, ma ad una giovanile. Eppure la adoro per gli irreali e bizzarri epiteti inventati per l’Amata, per la confusa ridda di strabilianti parole, per le immagini e i suoni che evoca in me: deserti, tintinnio di cristalli e lacrime, gocciolare d’acqua, ombra e luce, argento di Luna, battito d’ali, crepuscolo e sogno.
L’adoro perché anticipa tutte le meravigliose icone di poesie più note: l’indimenticabile “Farfalla di sogno che assomiglia alla parola malinconia”; la Tenerezza che s’attorciglierà alle sue stesse radici e che uscirà “dalla tua anima spezzata sotto le mie dita”; i frutti di sogno che diverranno bocca di susina e mani dolci come l’uva; La sete che diverrà sete di selva riarsa, sete di metallo ardente, sete di radici avide, sete infinita. “Sete che cerca la tua sete. E in essa si distrugge come l’acqua nel fuoco”.
Anima mia! Anima mia! Radice della mia sete errante,
goccia di luce che scaccia gli assalti del mondo.
Fiore mio. Fiore della mia anima. Terreno dei miei baci.
Scampanata di lacrime. Mulinello di tubamenti.
Acqua viva che gocciola il suo lamento tra le mie dita.
Azzurra e alata come gli uccelli e il fumo.
Ti generò la mia nostalgia, la mia sete, la mia ansia, il mio spavento.
Ed esplodesti tra le mie braccia come nel fiore il frutto.Striscia d’ombra, linea sottile e pensierosa.
Rampicante crocifissa a un muro.
Canzone, sogno, destino. Fiore mio, fiore della mia anima.
Battito d’ala del sogno, Farfalla, crepuscolo.Sei. Allora sei e ti cercavo allora.
Sei labbra di bacio, frutta di sogno, tutto.
Ci sei, esisti e ti amo! Ti chiamo e mi rispondi!
Luminaria di luna sui campi deserti.
Fiore mio, fiore della mia anima, che altro mai per questa vita!La tua voce, il tuo viso pallido, la tua Tenerezza, i tuoi occhi.
La sottile carezza che ti fa bruciare tutta.
Le due braccia che emergono come giunchi di stupore.
Tutto il tuo corpo acceso di biancore nel ventre.
Le gambe pigre. Le ginocchia. Le spalle.
La chioma di ali nere che volano attorno.
I ragni scuri del pube in riposo.
Il secondo frammento appartiene alla raccolta “Venti poesie d’amore e una canzone disperata” ed è un’immagine perfetta.
L’immagine perfetta del confuso altalenare tra amore e non amore “ormai non l’amo più, è vero, ma forse l’amo ancora”.
L’immagine perfetta di un’anima che non si rassegna e di una determinazione che forse già vacilla.
Io non l’amo più, è vero, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.
D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.Ormai non l’amo più, è vero, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d’averla persa.
Benchè questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.