Sono costretta a letto da due giorni da un fastidiosissimo malanno di stagione, cioè un virus gastro-intestinale accompagnato da febbre alta.
La cosa assolutamente frustrante è che, nonostante abbia passato tutta la notte di lunedì a vomitare e mi nutra ormai da un giorno e mezzo solo di tè, fette biscottate e patate&carote lesse, io abbia perso solo 0,500 kg! (decisamente troppo poco per sperare di infilarmi negli skinny jeans di Chloé, taglia 36 che avevo puntato su Net-a- Porter, scontatissimi).
A parte questo, il fatto che siano state due giornate bellissime e probabilmente anche tiepide, e che io abbia dovuto rinunciare a tutte le mie simpatiche attività campagnole (tipo fare una lunga passeggiata con i cani; piantare le nuove ortensie giapponesi appena arrivate dal mio vivaio di fiducia di Firenze; ricominciare a montare a cavallo dopo due mesi e mezzo di inattività, dovuta a problemi di salute del mio adorato quadrupede) non fa che acuire il mio umore malinconico.
Ieri ero sfinita dalla nottataccia ed ho passato la mattinata a dormire e il pomeriggio a leggere e sono finalmente riuscita a finire un libro molto bello che mi trascinavo dietro dalle vacanze di Natale: “Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy ed. Tea (recenzione di The Times: ” un mondo di profumi e suoni, di colori e luci, descritto in una prosa di sensuale veridicità”).
Io sono un’ accanita consumatrice di letteratura indiana e questo libro è davvero molto bello, scritto tra l’altro con uno stile particolarissimo, ma mi ha lasciato addosso un alone di triste amarezza.
[Altri libri di scrittrici indiane che ho amato particolarmente sono: “100 sfumature di bianco” di Preethi Nair; “La maga delle spezie” di C.B. Divakaruni; “Banana flower” di Bulbul Sharma; “Acqua” di Bapsi Sidhwa, benché preferisca al libro l’omonimo film di Deepa Metha; ma soprattutto il meraviglioso romanzo di Rani Manicka “Madre del riso”].
Oggi invece la giornata è stata più pesante da superare, probabilmente perché la febbre sta cominciando a scendere e comincio ad odiare il mio letto.
Mi sono fatta trasportare la TV in camera (contravvenendo ad un mio vecchio tabù) ma devo dire che di pomeriggio il palinsesto è a dir poco desolante su quasi tutti i canali, un esempio per tutti?
Il crescendo di demenza su canale 5 (Beautiful, Cento vetrine, riassunto giornaliero del Grande Fratello, Uomini & Donne) riuscirebbe ad annientare anche una casalinga lobotomizzata, figuriamoci una povera convalescente semi-digiuna!
Così ho dovuto passare il tempo sfogliando dei giornali: prima ho dato un’occhiata a “I viaggi di Repubblica” ma devo dire che è piuttosto deprimente leggere un numero dedicato al Carnevale il giorno delle Ceneri, così ho ripiegato su “Ventiquattro” il magazine del Sole24Ore, e ho scoperto nell’ordine:
* che il dottor Stranamore di Grey’s Anatomy è il nuovo testimonial di Versace (brrrr…)
* che un gruppo di entomologi dell’Università di Bologna vende in Internet delle coccinelle (già adulte o ancora allo stadio di uova) per contrastare gli afidi delle rose (bè… è interessante: gli afidi delle rose sono una vera piaga d’Egitto!)
* che esiste una linea di cosmetici (Bulgari Gem Essence) che utilizza i poteri rigeneranti di zaffiro, malachite, tormalina e citrino.
* che a Vienna esiste da ben dieci anni una Vegetable Orchestra che suona solo verdure (non è assolutamente agghiacciante?!? Una volta ero più tollerante riguardo alle sperimentazioni musicali ma, dopo aver subito il Paper and Water Concerto di Tan Dun al Roma Europa Festival, in cui venivano suonate l’Acqua e la Carta, sono diventata molto rigida a riguardo!)
* che Jean Paul Gaultier è il direttore creativo di Hermès addirittura dal 2003 (!!!).
Chiaramente dopo aver immagazzinato tutte queste informazioni essenziali sono stata sopraffatta dal sonno e ho fatto un sogno molto particolare.
Ho sognato il corridoio di un albergo, tutto nero e bianco, con moquette nera e lucide porte bicolori.
Ho sognato di uscire dall’ascensore e di cercare la camera numero 14.
Ho sognato di percorrere il corridoio nella direzione sbagliata e poi in quella giusta.
Ho sognato di entrare nella camera numero 14, anch’essa tutta nera e bianca e di trovare sul letto nero e bianco un pacchettino verde pallido (color tè matcha, per la precisione) decorato con fiori di ciliegio rosa, tipo i fleurs de cerises teneri e rotondetti di Murakami.Ho sognato che si apriva la lucida porta nera e bianca e che qualcuno entrava nella stanza.
Poi naturalmente sono stata svegliata dall’abbaiare continuo e snervante di uno dei miei cani.