Come mi ero ripromessa qualche settimana fa, mi sono finalmente decisa a vedere il primo film della “trilogia londinese” di Woody Allen: “Match point”.
E’ un film sul fato (o meglio sulla fortuna, oltretutto sfacciata) e sulle passioni ed ossessioni.
Dimenticate la Londra grigia e scialba di “Sogni e Delitti” perché la Londra di “Match Point” è assolutamente glamour: è la Londra dell’alta società, dell’Opera, della Tate Gallery, dei loft sul Tamigi, delle vecchie residenze, dei giardini di rose, dei cavalli da polo.
Il film è un monito elegante, garbato, cinico e patinato, senza giudizi e senza superflui moralismi.
E’ un monito per tutti coloro che, una volta conquistata una vita a dir poco perfetta realizzando tutte le loro aspirazioni, cominciano improvvisamente a trovarla noiosa e a desiderare un qualche diversivo.
E’ un monito per tutti coloro che cominciano ad interrogarsi sul perché debbano rinunciare a qualcosa (o qualcuno) verso cui provano una pulsione irresistibile e sul perché invece non possano avere proprio tutto: moglie ricca ed amante sexy, famiglia perfetta e passione torbida, suoceri contenti e generosi e scappatelle soddisfacenti.
E’ l’ennesima cronaca del come e del perché ad un certo punto le amanti diventino scomode e pericolose.
Chris Wilton, maestro di tennis ed ex tennista di belle speranze, è annoiato dalla sua perfetta mogliettina ricca (poverino!) e trova un diversivo decisamente piccante e pericoloso: la sensuale Nola, attricetta americana fallita ed ex fiamma di suo cognato.
I due si piacciono fin dal primo momento, si corteggiano brevemente e senza perdere tanto tempo si amano (bellissima la scena nel grano, sotto una pioggia battente).
E così Chris si barcamena per un po’ tra i desideri di maternità della moglie Chloe, il nuovo e prestigioso lavoro procurato dal suocero, le serate all’opera, i pomeriggi alla Tate, i week end in campagna e la relazione clandestina con la bella Nola.
Ma le cose gli sfuggono di mano: Nola (arrampicatrice sociale di primissimo livello) non si accontenta più di essere “l’altra” e diventa isterica, sospettosa e invadente, lo tartassa di telefonate nei momenti più inopportuni, lo tortura perché lasci la moglie e rimane perfino incinta!
Nola diventa assolutamente antipatica allo spettatore e si comincia a sperare con tutto il cuore che Chris se ne liberi.
E Chris non ci delude.
Lui che era sì infatuato ed ossessivamente attratto da Nola, ma è ancor più infatuato della sua bella vita comoda, escogita una soluzione estrema: simulando una rapina nel palazzo di Nola assassina prima un’innocente vecchietta e poi l’amante venuta a noia.
E nonostante il delitto sia frutto della disperazione più nera, e il suo piano criminale faccia acqua da tutte le parti, incredibile ma vero Chris la fa franca.
E’ la fortuna tanto per cambiare ad aiutarlo e a distogliere l’attenzione di un poliziotto troppo solerte, mentre la sua perfetta ed ottusissima famiglia non si accorge di nulla e la dolce Chloe partorisce finalmente il pargolo tanto agognato.
Un delitto senza castigo dunque (a differenza di quello di “Sogni e Delitti”), ma è facile intuire che il castigo peggiore sarà il rimorso a cui Chris bello, buono, ben educato e garbato non è decisamente avvezzo.
“Chi disse preferisco avere fortuna che talento, percepì l’essenza della vita.
La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita.
Terrorizza pensare che sia così fuori controllo.
A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro.
Con un pò di fortuna va oltre, e allora si vince.
Oppure no, e allora si perde.”