Tratto da:
Alain de Botton, Esercizi d’Amore
Capitolo III, Il recondito significato della Seduzione.
“6. Il telefono è un vero e proprio strumento di tortura nelle mani demoniache dell’amata che non chiama. La regia di una storia è nelle mani di chi chiama, il destinatario perde il controllo del racconto; tu vieni dopo, rispondi se sei chiamato. Il telefono mi intrappolò nel ruolo passivo; nel rituale gioco dello scambio telefonico divenni il destinatario, femminile, della telefonata maschile di Chloe. Mi costrinse ad essere sempre disponibile a rispondere, a ogni mio spostamento conferì una teleologia opprimente. Le superfici in plastica modellata dell’apparecchio, i suoi tasti così facili all’uso, la sua linea colorata, niente di ciò faceva presagire la crudeltà che il suo mistero nascondeva, la mancanza di indizi su quando l’oggetto, ed io con esso, saremmo stati riportati in vita.”
“Esercizi d’Amore” è un delizioso romanzo che analizza, con squisita ironia e sempre in bilico tra il serio e il faceto, la genesi e la morte di una storia d’amore (entrambe avvenute a bordo di un volo Parigi-Londra della British Airways), ricorrendo spesso, per analizzare la psicologia degli amanti, agli insegnamenti dei maestri della letteratura e del pensiero.