Quand’ero bambina ero una creatura romantica e metodica all’inverosimile, con gusti ed opinioni molto radicate.
Portavo sempre trecce e bebè di vernice; Cicciobello non mi piaceva un granché (non avevo un briciolodi istinto materno neppure da bambina!) e gli preferivo senz’altro la Barbie; le mie passioni più grandi erano il pianoforte e la danza classica.
Il mio sogno nel cassetto corrispondeva all’incubo di tutti gli altri bambini: essere spedita in collegio (possibilmente in Svizzera) e lasciarmi alle spalle le elementari in provincia.
Naturalmente in provincia ci ho fatto le elementari, le medie e pure il liceo.
Le Barbie, con i loro guardaroba haute couture, sono andate smarrite nel corso dei vari traslochi.
Della mia passione per il pianoforte non è rimasto che un ingombrante Offberg, nero e lucido, abbandonato ed inutilizzato per quello che riguarda la sua funzione originaria, ma ottimo supporto per vecchie foto e per alcune delle innumerevoli coppe, targhe e coccarde collezionate durante la mia carriera di amazzone.
Della passione per la danza era rimasto ancora meno: un paio di vecchie scarpette da punta di raso rosa, e l’amore incondizionato per tutti i balletti di Tchaikovsky.
Sottolineo: Era!
Perché, miracolo dell’evoluzione provinciale, finalmente anche nella mia città (seppur con annoso ritardo) è giunta la civilissima moda dei corsi di danza classica per adulti.
E così la scorsa settimana mi sono iscritta ad un meraviglioso corso serale (con tanto di insegnante proveniente direttamente dall’ex blocco sovietico!) e posso finalmente riassaporare il fascino demodé di plié, battement tendu e porte-bras... e, last but not least, comprarmi qualcuno dei deliziosi completini dell’ultima collezione di Dimensione Danza!