Ecco ciò che l’India può insegnare all’Occidente orgoglioso e funebre:
non una verità, ma una via,
la via che percorriamo da quattromila anni.
L’India può insegnare che la vita spirituale è gioia, voluttà, danza,
ora tumultuosa e selvaggia come le piogge del Bengala,
ora calma ed elevata come le vette dell’Himalaya.
La vita spirituale è innocenza e libertà,
dramma ed estasi.
R. Tagore
Portavano sacche di tessuto, palette e secchielli, bastoni, bandiere, pennoni e ghirlande di calendule.
Alcuni ansimavano per il caldo e lo sfinimento, altri cantavano come se fossero a un picnic;
oppure intonavano bhajan e altri canti sacri, poiché l’entusiasmo di scorgere finalmente la Madre Ganga cancellava in un attimo la stanchezza del viaggio.
Uomini, donne e bambini, vecchi e giovani, scuri e chiari,
ricchi e poveri, bramini e intoccabili, tamil e kashmiri,
sadhu vestiti di color zafferano e naga nudi,
tutti si affannavano insieme sulle strade sopra la sabbia.
L’odore di incenso e marijuana e sudore e pasti di mezzogiorno,
il frastuono di bambini che piangevano e altoparlanti che strombazzavano
e donne che cantavano kirtan e poliziotti che urlavano,
la vista del sole che scintillava sulla Ganga
e la sabbia che turbinava in piccoli vortici dovunque le strade non fossero affollate di persone,
tutto si combinava per infondere una sensazione irresistibile di euforiaLà, lo sentiva, avrebbe trovato qualcosa di quello che andava cercando,
o il Qualcosa che andava cercando.Quello era l’universo in microcosmo:
da qualche parte, in quel tumulto, c’era la pace.
Vikram Seth, Il ragazzo giusto