Faccio mea culpa: è già la seconda volta che ne parlo ma davvero non ne posso fare a meno.
Oggi mentre ero in macchina ho sentito alla radio una breve (per fortuna) intervista a Federico Moccia.
Premetto che mi ha urtato i nervi già dai primissimi minuti con quella sua vocetta gigionesca e un po’ bburina.
A parte questo: era chiamato in causa in quanto responsabile di un’improvvisa ed acerba ondata di “passione cinefila” nei ragazzini italiani tra gli undici e i quindici anni (tipo: se si appassionano al cinema a quell’età, anche guardando filmetti, poi magari si evolvono, no? secondo me no, comunque…).
Il Moccia, gongolante ed orgoglioso nel suo ruolo di icona dei teen agers, ha quindi esordito paragonandosi al Salinger de “Il giovane Holden” (la cosa non merita neppure un commento), ha continuato dicendo che nel suo ultimo film ci sono molti spunti di riflessione (idem come sopra) e, alla domanda “progetti cui stai lavorando” ha risposto che, insieme al suo staff di sceneggiatori (cioè, ha pure bisogno di uno staff di sceneggiatori per partorire certe insulse banalità?!?) sta scrivendo il seguito di “Scusa ma ti chiamo amore” ovvero una cosa dal divertentissimo (a suo dire) titolo che suona più o meno come “Scusa ma ti vorrei sposare”.
L’intervista è terminata con spiritosaggini varie, ma io avevo già smesso di ascoltare.
Ripensavo infatti con nostalgia ai lontani pomeriggi cinefili degli anni tra la terza media e il ginnasio, insieme alle mie amiche: cinema inglese innanzitutto (Ivory la nostra icona), vecchi e strampalati film di Almodovar (“Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, ma soprattutto “Legami!”), un po’ di Woody Allen (anche se ammetto che non era il mio preferito), e poi la trilogia “Maurice-Morte a Venezia-Gli occhiali d’oro”, ovvero tutto ciò che si poteva trovare all’epoca in una cineteca di provincia sull’argomento “cinema gay”, e naturalmente una serie infinita di film in costume, primi tra tutti “Le relazioni pericolose” e “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli.
Bhà… quando mi abbandono a certi ricordi mi sembra di essere una vecchia cariatide brontolona!
E’ vero che io e le mie amiche avevamo forse gusti cinematografici esageratamente originali e snob per l’età, e magari se i nostri genitori avessero saputo che noleggiavamo certi film a 13 anni avrebbero pure avuto da ridire… però che tristezza questi ragazzetti moderni!
Oggi mentre ero in macchina ho sentito alla radio una breve (per fortuna) intervista a Federico Moccia.
Premetto che mi ha urtato i nervi già dai primissimi minuti con quella sua vocetta gigionesca e un po’ bburina.
A parte questo: era chiamato in causa in quanto responsabile di un’improvvisa ed acerba ondata di “passione cinefila” nei ragazzini italiani tra gli undici e i quindici anni (tipo: se si appassionano al cinema a quell’età, anche guardando filmetti, poi magari si evolvono, no? secondo me no, comunque…).
Il Moccia, gongolante ed orgoglioso nel suo ruolo di icona dei teen agers, ha quindi esordito paragonandosi al Salinger de “Il giovane Holden” (la cosa non merita neppure un commento), ha continuato dicendo che nel suo ultimo film ci sono molti spunti di riflessione (idem come sopra) e, alla domanda “progetti cui stai lavorando” ha risposto che, insieme al suo staff di sceneggiatori (cioè, ha pure bisogno di uno staff di sceneggiatori per partorire certe insulse banalità?!?) sta scrivendo il seguito di “Scusa ma ti chiamo amore” ovvero una cosa dal divertentissimo (a suo dire) titolo che suona più o meno come “Scusa ma ti vorrei sposare”.
L’intervista è terminata con spiritosaggini varie, ma io avevo già smesso di ascoltare.
Ripensavo infatti con nostalgia ai lontani pomeriggi cinefili degli anni tra la terza media e il ginnasio, insieme alle mie amiche: cinema inglese innanzitutto (Ivory la nostra icona), vecchi e strampalati film di Almodovar (“Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, ma soprattutto “Legami!”), un po’ di Woody Allen (anche se ammetto che non era il mio preferito), e poi la trilogia “Maurice-Morte a Venezia-Gli occhiali d’oro”, ovvero tutto ciò che si poteva trovare all’epoca in una cineteca di provincia sull’argomento “cinema gay”, e naturalmente una serie infinita di film in costume, primi tra tutti “Le relazioni pericolose” e “Romeo e Giulietta” di Zeffirelli.
Bhà… quando mi abbandono a certi ricordi mi sembra di essere una vecchia cariatide brontolona!
E’ vero che io e le mie amiche avevamo forse gusti cinematografici esageratamente originali e snob per l’età, e magari se i nostri genitori avessero saputo che noleggiavamo certi film a 13 anni avrebbero pure avuto da ridire… però che tristezza questi ragazzetti moderni!
[Ah… se volete farvi del male vi consiglio di andare a visitare la nuova fantastica community di Federico Moccia].
@ corrispondances:
altro che cattiva amica mia!
Non mi va di generalizzare e di prendermela con tutti i giovani, ce ne sono di sicuro anche molti che hanno un cervello proprio…
Ma l’impressione è che la maggior parte di loro non cerchi neppure più la trasgressione, ma si limiti a subire quello che gli viene propinato dal continuo bombardamento mediatico cui siamo tutti sottoposti, senza cercare di farsi gusti ed opinioni personali, ma seguento il branco… (o gregge).
@zenn: un buon libro davanti al caminetto acceso è il mio perfetto tardo pomeriggio d’inverno, quando scende il crepuscolo ed è troppo freddo per star fuori.
(E parlando di libri hai ragione: per molti il posto ideale più che uno scaffale, sarebbero le fiamme allegre del camino!)
Riguardo al teatro invece ecco un altro terreno svantaggiato per noi povere “provinciali”!
Gli spettacoli arrivano con mesi di ritardo, per i balletti il teatro è troppo piccolo e dai concerti siamo snobbati proprio!
Così, come Emma Bovary scappava a Rouen per ascoltare il concerto del tenore di grido, a me tocca spesso scappare in Città per provare l’emozione del teatro.
Qui in provincia mi limito a qualche piccolo musical ed ai concerti nei chiostri, d’estate…
o magari ai libri nel caminetto…
e ai libri vicino al caminetto chiaramente!
Quindi…I registi del futuro saranno cresciuti a Moccia e Vanzina?! Evviva! Si torna a teatro!
Passavo
Ciao buona notte
amica, chiaramante sono daccordo con te, tranne che per woody allen… io trovo orribile che chiunque possa scrivere o fare cinema…a certi livelli, non mi spiego come MOCCIA inoltre possa piacere così tanto!!se un adolescente cerca il sesso e la trasgressione, mi chiedo perchè non se lo va a cercare nei libri e nei film dove scrittori e registi sono degni di appartenere a queste categorie?? probabilmente, i ragazzi vivono nel qualunquismo imposto dai genitori e dalla società e cercano conferme da un medicre scrittore e cineasta…(sono stata un po’ cattiva?)
Ci credo, non lo capisco, ma ci credo (per quanto mi sforzi di farlo non riesco a essere un perfido bastardo : deve essere una dote naturale).
Sul racconto “399 di picche” sono preparatissima perché l’avevo già letto 😛
E concordo con Agata, la stangona bionda: più che le dimensioni o proporzioni che (si dice) non contino, è la bastardaggine a fare la differenza.
A noi ragazze sono i perfidi bastardi a far battere forte il cuore, poi se oltre che bastardi sono pure nani poco importa.
E’ l’ego smisurato quello che conta.
E non lo dico tanto per dire sai… ho avuto varie conferme circa la validità di questa teoria!
Mi fai arrossire 🙂
Le “acide superficiali” sono state ben 200 che corrispondono a un 399 di picche totale.
Perché 399 e non 400 ?
La risposta nel racconto “399 di picche” (poi la smetto col citare post del tempo che fu ;-))
Me la sono andata a leggere la tua nanopillola sul Moccia: sai che comincio a nutrire una smodata adorazione per te, PNV?!?
E ribadisco: tutte queste donne che ti danno il due di picche sono delle acide superficiali!
Scusa ma ti chiamo film (era una vecchia nanopillola).
Ciao, dato che domani non penso che avrò la possibilità di usare il computer, comincio da oggi a lasciare qualche augurio di buone fine settimana a tutti. Ricordatevi che questo fine settimana si festeggia anche la festa della mamma, e quindi auguri anche a tutte le mamme. Maria