L’altra sponda del fiume.
31 maggio – 02 giugno 2008
La Poesia della Natura.
Esistono solo tre categorie di persone cui consiglio di recarsi a trascorrere un week end ad Abano Terme, a tutti gli altri, nel caso non avessero niente da fare e volessero per forza andare fuori per qualche giorno, conviene puntare il dito a caso su una cartina geografica del Bel Paese ed affidarsi al Fato:
– anziani con problemi respiratori che necessitino di cure termali.
– famigliole con pupattoli a carico amanti della formula “pensione completa” e giornate in piscina.
– appassionati dell’Oriente che abbiano voglia di partecipare agli eventi di Higan. Io ovviamente appartengo alla terza categoria ma devo dire che, nonostante Higan sia una graziosa manifestazione molto ben organizzata, il leit motif del week end è stato senz’altro la noia.
– Non è stato facile scegliere un albergo in quanto il panorama appariva abbastanza desolante già dai siti internet; alla fine la scelta è caduta sull’Ariston Molino Terme e ve lo sconsiglio caldamente a meno che non amiate i vecchi alberghi decadenti, stile casa di cura asburgica anni ’20, con ambienti comuni all’insegna del vecchiume e camere glamour come quelle di un ospizio comunale.
-Parlando invece di bar e caffè non mi dilungherò troppo limitandomi ad un piccolo aneddoto: sabato pomeriggio decidiamo di mangiare un gelato ed entriamo nel pomposo “Gran caffé delle Terme”; scelgo tre gusti alla frutta e chiedo della panna montata, la barista si affaccenda per circa 5 minuti intorno alla macchina della panna, capisce che è vuota, la ricarica, si affaccenda per altri 5 minuti buoni sbuffando ed imprecando sottovoce, ed alla fine conclude che la macchina è rotta.
Santa pace, non ci vuole un ingegnere della NASA per capire che la macchina della panna va ricaricata in anticipo, perché ci sono dei tempi tecnici per trasformare la panna liquida in panna montata!
– Ristoranti: e finalmente una nota positiva!
Potete decidere di mangiare all’aperto in una sorta di suggestiva veranda ed assaggiare interessanti piatti del territorio a base di pesce, carne o verdure (asparagi in primis), tutti molto gustosi e curati. Il personale è cortese ed attento, la carta dei vini è onesta, e i dolci sono originali e leggeri.
Che vogliamo di più? E infatti siamo tornati per due sere consecutive.
La manifestazione vera e propria si terrà nel 2009, ma questo “Aspettando Higan” in due week end è stato comunque organizzato con cura ed ha presentato degli aspetti interessanti.
– Una piccola mostra di bonsai di azalea e rosa.
La prima in Italia, infatti pare che questo genere di bonsai sia poco comune.
Bellissimi. Benché le mie brutte esperienze personali con i bonsai (almeno sei preziosi alberelli morti nel corso degli anni) mi impediscano ormai di apprezzarli fino in fondo.
– Una piccola mostra di haiku in calligrafia Sho.
Haiku di Basho (uno dei poeti più famosi) reinterpretati dal Maestro Norio Nagayama.
Bellissime. Specialmente la calligrafia realizzata su un piccolo e meraviglioso paravento dorato che ha fatto battere forte il mio cuore di amante dell’home design orientale.
– Una conferenza curata dal Prof. Bonaventura Ruperti dell’Università Cà Foscari di Venezia sull’evoluzione dalla poesia a catena, allo haikai di Basho, allo haiku moderno.
Il Signor G. si è addormentato, ma io l’ho trovata interessantissima (oddio, ammetto di aver sbadigliato parecchio, ma era colpa più che altro dell’orario!)
– Un concerto di tamburi Taiko, del gruppo Masa Daiko guidato dal percussionista giapponese Masakazu Nishimine.
Uno spettacolo veramente bello e ocinvolgente. Una piccola curiosità: i giapponesi ritengono che le vibrazioni degli strumenti abbiano un potere energizzante.
– Uno work in progress ed una dimostrazione di Ikebana curati dalla Maestra Emiko Murayama della scuola Misho-Ryu.
L’ikebana mi ha lasciata un po’ perplessa. Probabilmente, adorando follemente lo stile british di Paula Pryke non riesco a concepire la semplicità zen (e a mio parere un pochino sciatta) di questi Maestri orientali.
– Un’interessante chiacchierata-conferenza con la graziosissima Yoshie Nishioka dell’ Istituto Linguistico e Culturale “Il Mulino” sullo scorrere delle stagioni in Giappone.
Feste, abbigliamento tradizionale, poesia il tutto legato alle quattro stagioni.
Per scoprire cose assolutamente irrinunciabili, come la scelta dei colori e delle decorazioni dei kimono più adatte ad ogni singola stagione; e deliziose curiosità sul popolo del Sol Levante: lo sapevate ad esempio che esistono delle Maestre di Obi, il cui unico compito consiste nell’annodare le cinture dei kimono?!? Per le ragazze nubili sono ammessi nodi particolarmente artistici ed originali, come quelli a forma di airone o di cigno.
– La cerimonia del té Chanoyu, a cura del Maestro Kazuie Murayama della scuola Omotesenke.
Già una volta qui avevo parlato della cerimonia giapponese del té, ma finora non avevo mai avuto occasione di assistervi.
Devo essere sincera: purtroppo è stata una grossa delusione, ed ho trovato il tutto di una noia mortale (ho anche rischiato più volte di addormentarmi: un’ora di gesti rituali in totale e perfetto silenzio richiedono decisamente una buona dose di resistenza ai colpi di sonno!).
– Ed ancora: degustazioni di sushi e dimostrazioni di taglio del pesce; piccoli corsi di ikebana, di introduzione alla lingua giapponese, di bonsai, di bon ton nel caso fosse invitati come ospiti ad una Chanoyu, e di tecnica Taiko.
Tè bianco Pa Mu Tai; palline di té al gelsomino che a contatto con l’acqua calda “sbocciano” in deliziose e piccolo ghirlande fiorite (ne ho già parlato una volta qui); un frustino di bamboo per il té matcha; una scatola da té in carta washi ; ciabattine tradizionali in tatami.
E per finire un meraviglioso haori (giacca da kimono con manica tagliata) in seta, anni ’30. Perfetto da usare sopra ad un abito da sera, con clutch e sandali gioiello; oppure, all’arrivo dei primi freddi, per una cena chic con calze pesanti, gonna longuette, tacco 12 e guanti di pelle al gomito.
Bisogna ammettere che era facile fraintenderti. Ora che conosco la ricompensa del povero signor G. non lo invidio affatto. Se fossi in te per il prossimo fine settimana terrei il cane a dieta. Pensa che spasso liberarlo con tutta quella gente a spasso per il giardino 😀
@zyo: qualcosa mi dice che c’è stato un quiproquo sulle mie parole 😀
Ora sì che l’argomento si fa interessante… Quando apri un altro post con i dettagli?
Zyo
@ Un grazie alla mia amica Emmelania, sempre troppo gentile 🙂
@ Corrispondances: il Signor G. te ne sarebbe eternamente grato 😛
@ zyo: appena ho letto “utente anonimo” non ho avuto dubbi! Ho pensato subito che fossi tu… e che mi avresti scritto che il mio resoconto era di una noia mortale 😀
Eh… non c’è che dire: sei sagace e perfido come sempre!
Comunque il Signor G. ha già avuto la sua ricompensa, e ne godrà nel week end del 15 giugno, sempre all’insegna dell’Oriente ma un tantino… come dire… più “piccante” 😛
prima o poi spero di avere occasione di partecipare anch’io a questi eventi, magari ne risparmiamo qualcuno al signor G.
Sempre interessanti i tuoi post!
Ciao Notte Emme
Mi sono annoiato a morte leggendo il reportage, figuriamoci se avessi dovuto vivere l’esperienza nel mondo reale. Povero signor G! Devo ammettere di sentirmi estremamente in colpa. Inizierò immediatamente a cercare un modo per farmi perdonare.
L’unica cosa interessante (il frustino di bamboo) non verrà sicuramente utilizzato come il signor G. meriterebbe, a titolo di ricompensa per il sacrificio.
Infine ci consola molto scoprire che le Maestre di Obi sono davvero quello che credevamo: esperte di bricolage! 😀
Zyo