Giuro: è l’ultimo post sulla Mostra del Cinema! 5


Il seme della discordia di Pappi Corsicato, Venezia 65.

Film decisamente brutto.
Hanno paragonato lo stile e i colori del regista nostrano a quelli di Almodovar, ma Corsicato ha solo preso in prestito il lato kitsch del regista spagnolo, condendolo con gag grossolane degne della peggiore commedia all’italiana, e creando personaggi insulsi e superficiali.
Oltretutto (e non per fare la moralista) il modo in cui viene affrontato il tema della violenza sulle donne è a dir poco vergognoso.


Un lac di  Philippe Grandrieux, menzione speciale nella sezione Orizzonti.
E’ l’ennesimo film che fa della staticità e del silenzio i suoi cavalli di battaglia.
Una montagna sperduta, una famiglia di taglialegna, un fratello e una sorella in odore di incesto, l’arrivo di un estraneo che fa vacillare gli equilibri creati da un atavico isolamento.
Ma se non altro vanno riconosciuti al regista francese la raffinatezza ed originalità di alcune inquadrature, e il pregio di aver saputo creare un’atmosfera nottura ed irreale (complice un bellissimo paesaggio invernale), che a tratti sono riusciti perfino a scuotermi dal mio torpore e ad affascinarmi.



Rachel get married di Jonhatan Demme, Venezia 65.

Pur non brillando per originalità è un film toccante e commovente.
Il regista, attraverso l’espediente (classico nel cinema americano) della cronaca di un matrimonio e di una riunione di famiglia, ci racconta di rancori e tensioni insuperabili, e di un tentativo di redenzione destinato inevitabilmente ed irrimediabilmente a fallire.
Kym non è semplicemente una ex tossicodipendente anoressica.
E’ una creatura fragile, che con la sua sola presenza riesce a destabilizzare gli equilibri precari che tengono insieme la sua famiglia, riportando continuamente alla memoria di tutti la colpa indelebile di cui si è macchiata.
La Hathaway, già super glamour protagonista de Il diavolo veste Prada, dimostra di essere un’interprete poliedrica calandosi perfettamente in questo ruolo di emarginazione e dolore, e riempie meravigliosamente la scena con i suoi immensi occhi spauriti, i suoi gesti bruschi e le sue parole sempre fuori posto.

Stella di Sylvie Verheyde, Giornate degli Autori.

E’ un film letteralmente delizioso.
E’ il tempo delle mele senza la glassa di zucchero, è il mondo visto attraverso gli occhi dei bambini  ma con realismo e disincanto, è la paura dell’Orco cattivo (non quello delle favole ma quello della porta accanto), è tutta l’immensa solitudine e fatica del crescere.
Una colonna sonora anni ’70 allegramente kitsch (specialmente nel tormentone di Umberto Tozzi che fa da leit motif ai sogni romantici della piccola protagonista) e un look sempre un po’ fuori luogo, che rende Stella invisa alle ragazzine precisine e alle reginette della festa, completano e colorano questo piccolo film tenero e intelligente.


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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