Milk di Semih Kaplanoglu e Melih Selçuk. Venezia 65.
I protagonisti sono: un lattaio con il pallino della poesia, sua madre, un capostazione, sua figlia, due ragazze, un minatore, un vecchio rabdomante che incanta i serpenti usando il latte.
La trama però è appena abbozzata e lasciata tutta all’intuito dello spettatore, i dialoghi sono ridotti all’osso, le inquadrature lente in maniera esasperante, la musica completamente assente. Anche qui sorge spontanea una riflessione, anche se meno esistenziale: perché ultimamente i festival e le mostre cinematografiche sono capaci solo di presentare film inverosimilmente noiosi? E’ davvero impossibile che un film indipendente e messo in piedi da una piccola produzione, sia anche divertente o emozionante?
Io credo di no. (Ma se sono così impietosa, forse è anche perché due film turchi nel giro di poche ore sono decisamente troppi anche per una cinefila!).