The Wrestler di Darren Aronofsky, Leone d’Oro alla 65 Mostra del Cinema di Venezia. E’ un film bello, toccante e girato in maniera impeccabile.
Randy è una vecchia gloria del wrestling che deve fare i conti con l’età che avanza, con l’inarrestabile disfacimento fisico, ma soprattutto con una solitudine che inizia a fare paura.
Allora prova a reinventarsi una vita: prova a diventare un buon padre con un ritardo cronico, prova ad amare una donna triste e sola almeno quanto lui, prova ad adattarsi ad un lavoro “normale”.
Ci prova davvero, in maniera tenera e commovente: a comprare regali sbagliati alla figlia, a mettersi una ridicola cuffia in testa e a sopportare con stoica pazienza i capricci delle vecchiette bizzose nell’alimentari in cui lavora, ad infrangere la finta indifferenza e durezza di Cassidy, che in realtà è solo paura di amare.
Ci prova, ma la vita non è quasi mai una favola a lieto fine ed allora, di fronte all’ennesimo fallimento, Randy torna sul ring.
Perché al mondo là fuori potrà non fregargliene niente di lui, ma su quel tappeto è ancora una star… e poco importa se gli sarà fatale.
Il protagonista di questo film doveva essere Nicholas Cage, ma Mickey Rourke è semplicemente perfetto in questo ruolo che rispecchia in parte il suo percorso reale.
A 39 anni infatti Rourke ha abbandonato il cinema per inseguire un sogno adolescenziale e mettersi a fare il pugile professionista, con il soprannome di El Marielito.
Lo sfacelo causato da tre anni di combattimenti e da numerosi interventi di chirurgia plastica è sotto gli occhi di tutti: del bel tenebroso di un tempo non rimane che lo sguardo ma, ironia della vita, questo film (che ricorda il vecchio Homeboy interpretato e sceneggiato proprio da lui 20 anni fa) è probabilmente l’interpretazione migliore della sua carriera che sembrava finita da un pezzo.
Io ho pianto come una fontana per una buona metà del film (vergognandomi anche un po’ dei miei singhiozzi, visto che ero ad una proiezione per la stampa), un po’ perché certe scene sono davvero fatali per chi ha la lacrima facile come me, e un po’ anche per il dispiacere di vedere il mio antico amore adolescenziale in calzamaglia luccicante e con i capelli permanentati ed ossigenati.
Appena sarò a casa probabilmente andrò a rivedermi Angel Heart e l’altro innominabile film icona degli anni ’80 inviso e snobbato da tutti i cinefili… ma intanto applaudo a questo bellissimo film.
Randy è una vecchia gloria del wrestling che deve fare i conti con l’età che avanza, con l’inarrestabile disfacimento fisico, ma soprattutto con una solitudine che inizia a fare paura.
Allora prova a reinventarsi una vita: prova a diventare un buon padre con un ritardo cronico, prova ad amare una donna triste e sola almeno quanto lui, prova ad adattarsi ad un lavoro “normale”.
Ci prova davvero, in maniera tenera e commovente: a comprare regali sbagliati alla figlia, a mettersi una ridicola cuffia in testa e a sopportare con stoica pazienza i capricci delle vecchiette bizzose nell’alimentari in cui lavora, ad infrangere la finta indifferenza e durezza di Cassidy, che in realtà è solo paura di amare.
Ci prova, ma la vita non è quasi mai una favola a lieto fine ed allora, di fronte all’ennesimo fallimento, Randy torna sul ring.
Perché al mondo là fuori potrà non fregargliene niente di lui, ma su quel tappeto è ancora una star… e poco importa se gli sarà fatale.
Il protagonista di questo film doveva essere Nicholas Cage, ma Mickey Rourke è semplicemente perfetto in questo ruolo che rispecchia in parte il suo percorso reale.
A 39 anni infatti Rourke ha abbandonato il cinema per inseguire un sogno adolescenziale e mettersi a fare il pugile professionista, con il soprannome di El Marielito.
Lo sfacelo causato da tre anni di combattimenti e da numerosi interventi di chirurgia plastica è sotto gli occhi di tutti: del bel tenebroso di un tempo non rimane che lo sguardo ma, ironia della vita, questo film (che ricorda il vecchio Homeboy interpretato e sceneggiato proprio da lui 20 anni fa) è probabilmente l’interpretazione migliore della sua carriera che sembrava finita da un pezzo.
Io ho pianto come una fontana per una buona metà del film (vergognandomi anche un po’ dei miei singhiozzi, visto che ero ad una proiezione per la stampa), un po’ perché certe scene sono davvero fatali per chi ha la lacrima facile come me, e un po’ anche per il dispiacere di vedere il mio antico amore adolescenziale in calzamaglia luccicante e con i capelli permanentati ed ossigenati.
Appena sarò a casa probabilmente andrò a rivedermi Angel Heart e l’altro innominabile film icona degli anni ’80 inviso e snobbato da tutti i cinefili… ma intanto applaudo a questo bellissimo film.
Pensando alla tua retrospettiva voglio citare il grande Augusto che cantava “noi non ci saremo, no noi non ci saremo!!!”. Magari veniamo per pranzo e poi ci diamo in pasto al cane, pittosto che rimpiangere i “bei” tempi passati della Mummia.
Zyo
No dai ragazze, come non è mai stato bello?!?
Lui era bello e dannato!
A quindici anni io avevo una sua gigantografia in bianco e nero incorniciata nella mia cameretta!!!
E ora a vederlo così provo la stessa sensazione di Chiccolicca: perché, perché, perché?????????????
Ma è proprio vero, è passato tanto tempo… e questa cosa mi fa sentire molto lontana dalla mia adolescenza e molto triste.
(Corrispondances: propongo una retrospettiva su Mickey Rourke, tipo la visione continuativa della Trilogia di Peter Jackson, extended edition, di qualche anno fa :-D)
Non è mai stato bello, ma era un tipo…ora è una maschera! Mi sembra che aveva anche l’abitudine di picchiare la sua compagna.
Angel Heart è l’unico film dove lo trovo figho pure io!!! Inoltre mi ricordo che è un bel film…. ma è passato tanto tempo….
Datemi una spiegazione plausibile sul motivo per cui questo tizio si è conciato così e si è fatto ridurre così.
Sono felice abbia ritrovato una strada nel cinema che l’abbia riportato al grande pubblico.. ma perchè così?????