Two Lines di Selim Evci.
Opera prima. Settimana della critica.
Amore, disamore ed incomunicabilità. Un film emozionante come una minestra riscaldata. I dialoghi sono lenti monologhi e la noia dei protagonisti diventa inevitabilmente anche la noia degli spettatori. Un unico sussulto, a pochi minuti dalla fine, quando scopriamo la piccola e piccante perversione che tiene ancora uniti due che hanno smesso di amarsi da un pezzo. Questo film non emoziona ma almeno fa riflettere: quando si è ormai diventati due estranei, e l’unico piacere che si ha consiste nel farsi del male (in tutti i sensi), qual’è il meccanismo perverso che spinge due individui a rimanere insieme?
Grazie per i complimenti Mr. S.
Riguardo alla riflessione cinematografica: non è tanto il farsi del male e il torturarsi vicendevolmente, che poi è insito in ogni relazione umana, non solo in quelle amorose (tipo: vedi me e mia madre che non andiamo per niente d’accordo, ma ci ostiniamo, per fortuna non troppo spesso, a fare qualche vacanza insieme con risultati disastrosi).
Il problema è: perché non darci un taglio?!?
E la spiegazione in effetti c’era già nella prima scena del film: “ti ho appena lasciato, ma mi manchi già” dice la protagonista, “ti odio” risponde lui.
E’ tutto qui… E’ meglio odiarsi che dimenticarsi.
infinite possono essere le ragioni che impediscono a due individui di non farsi del male… come infiniti sono i meandri della psiche umana…
Del resto c’è chi ha definito ogni individuo come “una somma di moltitudini”….
piacevole però questo resoconto in diretta dalla laguna sul festival visto “da dentro”.
complimenti 🙂
Mr S.