Baciare un uomo che non vedi l’ora di baciare e non sai se bacerai mai?”
Diario di un’adultera di Curt Leviant è stato definito da Kirkus Reviews “Esilarante. Una commedia degli equivoci, un romanzo erotico e molto di più.”
Bè… si vede che la recensione è stata scritta da un uomo.
Perché non c’è proprio niente di esilarante nei tormenti di Aviva, violoncellista infelice, ingenua, non più giovane ma (aihmé) intrappolata in un sensuale corpo da trentenne, che incappa per sua somma sfortuna in uno splendido ed irresistibile esemplare di maschio che io e le mie amiche non esiteremmo a definire, subito e senza tanti francesismi, Uomo-Merda.
In 636 pagine di delirio amoroso (con tanto di deliziosa appendice) Leviant ci racconta la stessa storia sotto tutti i punti di vista possibili:
– quello di Guido (affascinante, egocentrico, ipocrita, falso fin nel midollo, totalmente privo di qualsivoglia qualità fatta salva, forse, quella di essere un “grande amatore”. Insomma l’Uomo-Merda);
– quello di Aviva (sciocca, stolta, credulona, lamentosa, ingenua, ottusa, piena di insicurezze e paturnie);
– quello di Charlie (il terzo incomodo, una sorta di deus ex machina che però, invece di risolvere gli eventi, li fa irrimendiabilmente precipitare).
E pagina dopo pagina, leggendo e rileggendo da varie angolazioni gli stessi insignificanti accadimenti di un qualsiasi love affair (conversazioni insulse tra amanti, ripicche, gelosie, bugie pietose, seghe mentali), la storia d’amore si trasforma pian piano davanti ai nostri occhi, scolora lentamente, si fa opaca, si sgretola, perde gradualmente la patina romantica ed idilliaca e si rivela in tutta la sua patetica e miserevole umanità.
Perché nelle fiabe c’è sempre una mela avvelenata, e tale è appunto per Leviant l’adulterio.
Con Guido era stressante, dolce, amaro, estatico, orribile, agrodolce, paradisiaco, infernale.
Avrebbe voluto poter inghiottire una pillola del tempo e lasciar scorrere via sognando e dormendo quel peso di pietra che erano gli improduttivi giorni di non-Guido. Viveva da un sabato o da un lunedì all’altro. I giorni in mezzo erano vuoti e insignificanti, anche se a volte diceva a se stessa: sono sopravvissuta un giorno senza di lui, due giorni senza di lui, comincia ad andare meglio, la mia depressione migliora, imparo lentamente a smettere di amarlo.
Ma quando lo rivedeva svaniva tutto. “
Diario di un’adultera è più del classico triangolo, è una figura geometrica con innumerevoli lati, è un calderone di luoghi comuni sull’Uomo e sulla Donna, è un caleidoscopio di personaggi deboli e negativi.
E proprio per questo è assolutamente geniale ed illuminante, un tomo di istruzioni per l’uso, un corso di educazione sentimentale.
Quindi se vi è venuta una voglia irresistibile di leggerlo vi consiglio di fermarvi qui con il mio post, per evitare di incappare in molte incaute rivelazioni che potrebbero rovinarvi il piacere della lettura.
Aviva è insoddisfatta della sua vita, è stanca di essere l’altra e vorrebbe avere Guido tutto per sé.
[Ma davvero la massima aspirazione di tutte le “altre” è avere l’esclusiva su un uomo, che hanno già appurato essere il fedifrago mentitore per antonomasia?!?
Non sarà piuttosto una questione di principio, un desiderio di rivalsa, una sorta di solitaria partita a scacchi contro un’invisibile ed odiata rivale?!?
Una persona molto saggia tempo fa ha scritto un geniale commento nel blog della mia amica Corrispondances. L’essenza della perla di saggezza era questa: quando vogliamo assolutamente un uomo, di solito è solo perché vogliamo soffiarlo ad un’altra donna.]
“Niente. L’unica cosa che manca nella mia vita sei tu.” Ecco un pensiero felice, si disse. Ma al tempo stesso si sentì vuota, perché lui non faceva nulla per cambiare le cose, non dava il minimo segno di voler fare un passo. Non avrebbe mai fatto nessun passo. Quel suo figlio imbecille teneva Guido incatenato. “Qualcosa manca” gli suggerì. “Te l’ho già spiegato l’anno scorso… Tu stavi cencando…”
“Te” sussurrò lui in tono drammatico. “Solo te”.
Lei si rese conto che tutte le volte che voleva essere incisivo sussurrava, come per dare maggiore impatto alle parole. Forse sussurava quando stava mentendo.
Gli vide un’espressione di sofferenza. Le aveva letto nel pensiero e ne era stato ferito.“No. Una qualunque… e hai trovato me.”
“Assolutamente falso” insisté Guido. “Tu sei parte di me al punto che ti sento come mia moglie.”
“Ma non lo sono. La tua vita è completa e io sono solo un amorino laterale…”
“Ecco che mi ferisci di nuovo.”
“… un piccolo amorino laterale nella tua vita. Te lo ripeto” gli disse con forza “Non ho paura delle parole. Molto tempo fa ti avevo detto che non volevo dividerti con nessuno, ed è un sentimento che, anziché affievolirsi, si va sempre più rafforzando. Il fatto che io non te lo dica ogni volta che ti vedo non lo rende meno reale. Mi risento, e il risentimento è destinato a crescere.”
Guido è stanco di Aviva dei suoi musi lunghi e delle sue scenate, per consolarsi comincia a tradirla con la più giovane ed avvenente Teresa, ma naturalmente è troppo ipocrita e vigliacco per dire basta.
Aviva è infelice senza Guido ma è ancora più infelice accanto a lui, vorrebbe dire basta ma è ovviamente troppo debole per farlo.
Siamo insomma al più classico degli impasse.
Sempre in cerca di sofferenza. Lui non sarebbe mai stato completamente suo. Si sarebbe crogiolato in eterno in quella relazione d’amore part-time. Se aveva un po’ di sale in zucca, appena un po’, doveva troncare. Completamente. Non vederlo. Perché se lo vedeva lui la toccava. Gli bastava che la guardasse e la toccasse e lei era persa. Di nuovo in quella momentanea magia, in quella rete di illusioni che lui tesseva così bene, ma non durava oltre il tramonto. Forse gli avrebbe permesso di telefonarle. Aveva una voce così bella… E lei avrebbe davvero voluto sapere come gli andavano le cose: dopo tutto lui aveva ragione a dire che loro due insieme creavano qualcosa di unico. Se avesse avuto un po’ di sale in zucca avrebbe proseguito per la sua strada e messo fine a quella schiavitù. Perché questo era. Schiavitù. Dipendenza. Lei era una schiava, una schiava d’amore, una babbea…. e voleva essere libera.”
Ed è proprio qui, quando il lettore ne ha ormai le tasche piene delle ridicole schermaglie amorose di Guido ed Aviva e si sente prudere le mani davanti all’ipocrisia dell’uno e alla stoltezza dell’altra, è proprio qui che a salvare le sorti del romanzo interviene Charlie.
Tutto inizia a precipitare: non sto a tediarvi con la cronaca delle bugie di Aviva e dei tradimenti di Guido; fatto sta che alla fine Aviva (ubbidendo alla regola per cui una donna di solito, quando trova improvvisamente la forza di troncare una relazione logora, è perché ha già bell’e pronto un sostituto) lascia Guido per Charlie.
E Guido a questo punto fa una cosa squisitamente e terribilmente femminile.
Piccola digressione: io sono sempre stata una accanita sostenitrice della denuncia anonima come forma di vendetta fin da quando a 17 anni, mollata dal mio 31enne innamorato di allora per una quindicenne, chiamai la scuola gestita dalle suore dove studiava la mia rivale per denunciare l’insana relazione.
Potete immaginare una vendetta più squisita, un gesto più perfido ed infame di questo?!?
La lettera o telefonata anonima è sempre stata a mio parere la panacea di tutti i mali, l’angelo vendicatore di tutti i soprusi patiti dal gentil sesso.
Bene, immaginatemi quindi la mattina successiva al mio esame: vittima di una fastidiosa insonnia mattutina mi sveglio alle 7.00 ma rimango sotto le coperte a leggere fin quasi alle 11.00. Arrivo al momento fatidico in cui Guido prende le foto di Aviva come-mamma-l’ha-fatta e le infila in una busta indirizzata al marito di lei (ebreo marocchino ed oltretutto ortodosso).
Sono semplicemente scandalizzata!
LUI, l’ipocrita, fedifrago e traditore si sarebbe meritato una carognata del genere non la povera Aviva che improvvisamente gode di tutta la mia simpatia!
Tammy, la patetica e tristissima moglie di Guido doveva ricevere un plico anonimo, NON l’Arabo! Non il marito gretto, violento e geloso di lei!!!
Io ho un vizio pessimo: quando arrivo intorno alla metà di un romanzo vado a leggermi il finale, sono troppo curiosa… non posso resistere.
Questo è stato uno dei pochi romanzi con cui non l’ho fatto, e devo ammettere che ne è valsa la pena perché quando sono arrivata in fondo a pagina 517 ero letteralmente senza fiato per la sorpresa, il disappunto e l’indignazione.
Insomma… vi immaginate con che sensi di colpa sarei potuta crescere se la perfida (ma oltremodo ingenua) telefonata anonima della mia adolescenza avesse scatenato un raptus di follia omicida e una strage familiare, magari con la mia rivale come vittima?!?
@Nirvanainblu:
sono molto contenta di averti incuriosita e spero che il libro ti piaccia!
bene mi fermo qui con la lettura del tuo post … lo riprenderò dopo che avrò letto il libro.
Perchè ecco, è un testo che mai mi ha intrigato, ma come ho letto le tue prime righe (quando scrivi che si capisce che la prefazione è stata scritta da un uomo …) ho pensato “mmmm mi sa che devo assolutamente rivedere la mia decisione e darmi una chance di lettura” …
ora cara, mi hai veramente incuriosita 🙂
Che bella frase all’inizio, io risponderei: si e si. Da come descrivi questo libro, credo proprio che il recensore abbia letto tutt’altro!
Grazie cara 🙂
Ci abbiamo messo settimane a scegliere la destinazione del viaggio e speriamo di non dover cambiare di nuovo idea all’ultimo minuto per colpa dell’uragano Paloma che sta imperversando sui Caraibi!
Buon inizio di settimana e buon viaggio per la Florida!
Beataaaaa!
“Diario di un’adultera” non è sempre scorrevole ed è decisamente troppo lungo, ma è scritto in maniera davvero originale.
E, come ho detto, ha il pregio di essere veramente illuminante 😛
Ora ho iniziato “Uomini che odiano le donne”.
Lo stanno leggendo praticamente tutti (un po’ come “L’eleganza del riccio” e “La solitudine dei numeri primi” qualche mese fa) ma per ora confesso che non mi convince.
Premetto che i gialli normalmente non sono il mio genere preferito ma se ben scritti li leggo con piacere (ad esempio ho adorato “Il senso di Smilla per la neve”)… questo però, almeno per ora, si sta rivelando mortalmente noioso!
Ottima scelta Bai Ling!
spero continuerai a parlarcene anche a lettura conclusa!
Grazie cara 🙂
636 pagine sono tante, specialmente per un libro come questo e quindi ti capisco se non lo leggerai.
P.S. Noi due dobbiamo realizzare prima possibile quel nostro “progetto” perché tra meno di 20 giorni partirò per le assolate spiagge della Florida!!!
E’ sempre un piacere leggerti, quasi quasi preferisco le tue recensioni al libro stesso ^_^
… sai, non so se lo leggerò.