ph credit: Accademia Affamati Affannati
Molti anni, fa la mia prima ed ultima volta ad Amsterdam, conclusi una quattro giorni di cucina etnica (avete mai assaggiato la cucina olandese?! Se sì capirete perché Amsterdam è piena di ristorantini etnici!) con un pranzo in un microscopico ristorante africano affacciato su un canale ed assaggiai il Bobotie.
Naturalmente ne ho un ricordo vago e confuso perché sono passati tanti anni e l’incontro non si è ripetuto né in Sud Africa né in Kenya (e il viaggio in Namibia purtroppo è ancora nel cassetto dei sogni).
Era la lontana era ante-blog e non esisteva Instagram né l’ossessione di fotografare tutto quello che mangiamo.
In realtà il Bobotie (da bravo pasticcio di carne) non sarebbe stato comunque molto fotogenico, ma la tag #foodporn l’avrebbe meritata tutta: immaginate un mix di carne, frutta secca, curry e spezie accompagnato da una commovente chutney di mango e forse vi farete un’idea del come e perché ancora oggi, a volte, mi capiti di sospirare al ricordo.
Ho fatto lunghe e laboriose ricerche sul web per trovare una versione del Bobotie che assomigliasse a quella che ho mangiato ad Amsterdam: ricordavo la frutta e guarda caso la frutta non c’era da nessuna parte.
Ho addirittura pensato che i miei ricordi fossero ingannevoli quando mi sono imbattuta in un blog delizioso AAA Accademia Affamati Affannati dove ho trovato la Ricetta con la R maiuscola del mio nostalgico e mitologico Bobotie.
Leggendo il post di Artemisia ho scoperto che questo piatto è nato nelle lontane colonie olandesi di Batavia (Giacarta) ed è stato importato nell’Africa del Sud nel XVII sec. e così all’improvviso il fatto di averlo assaggiato ad Amsterdam, tra uno spuntino indiano ed una cena indonesiana, ha avuto un suo perché.
Ora datemi pure dell’eretica ma secondo me il Bobotie è una pietanza perfetta per le festività in arrivo e non escludo di cimentarmi nell’impresa proprio tra Natale e Capodanno!
Quante cose interessanti si possono scoprire in un viaggio anche da un semplice piatto… Sembra davvero gustoso!
Non mi stupisce che tu l’abbia mangiato a Amsterdam, dove feci il giro delle terrine francesi, dei pesci affumicati del nord, della cucina indonesiana in due giorni, includendo però anche un piatto locale indimenticabile di un ristorante poi haimé chiuso (enorme sogliola dorata circondata da una corona di verdurelle che esauriva le varietà dell’orto). Amsterdam, porto, traffici, navi, mercanti che ancora fanno sentire la loro eredità.
Quanto alla cucina sud africana di Cape Malay merita di farci intorno più di un’intera festa per quel mirabile mix di nord e sud, di oriente e occidente, e se non avessi in mente adesso le aringhe e i samoni scandinavi per via di un altro recente viaggio….