Seconda parte della mia mini-guida dedicata agli scavi archeologici di Angkor (potete leggere la prima puntata qui)!
Non vi darò consigli su quali templi dovete assolutamente visitare, né farò personali classifiche dei miei preferiti, perché innamorarsi di uno piuttosto che di un altro è una questione puramente soggettiva e oltretutto troverete nel web (e in libreria) fiumi di parole dedicate ad ogni singola pietra di Angkor.
Mi limiterò quindi a dispensarvi qualche altro piccolo consiglio logistico che possa rendere più piacevole la vostra visita.
– Dress Code. L’area archeologica è considerata a tutti gli effetti un’area sacra e quindi l’accesso richiede un abbigliamento decoroso, con gambe e spalle coperte.
In realtà devo ammettere che i controlli ai varchi di accesso non sono poi così rigidi e che ho visto parecchie gambe al vento (insomma non trattandosi di un Paese musulmano non c’è tutta questa fobia per qualche centimetro di pelle nuda!) ma, se per disgrazia doveste incappare in qualche funzionario di cattivo umore, potreste rischiare di dover tornare in albergo a cambiarvi e quindi vi consiglio di non tentare la sorte.
Tanto più che il rispetto per gli usi e i costumi locali è alla base di un turismo etico e corretto e che coprirvi vi aiuterà anche a proteggervi da scottature e punture di insetti!
Un cappello a falda larga o un ombrello per proteggervi dal sole sono più che un vezzo una necessità: vi ho già detto che razza di clima feroce ci sia in Cambogia, no?!?
– Tour guidati. Per approfondire la conoscenza dell’arte Khmer è sicuramente raccomandabile farvi scortare nella vostra visita da una guida. Le guide cambogiane parlano un inglese e un francese impeccabili e sono molto preparate ma… c’è un ma! Siccome il sito archeologico è preso d’assalto da orde bibliche di turisti ogni santo giorno, pianificate tutto con largo anticipo e prenotate la vostra guida prima di partire!
Io ho chiesto al mio concierge di trovarmi una guida francofona con un solo giorno di anticipo e mi sono ritrovata la zavorra di un omino quasi completamente sordo (nonostante il vistoso apparecchio acustico) e con un francese ridicolmente simile ad un Grammelot (posso affermare con discreta cognizione di causa di aver sentito parecchi neologismi franco-anglo-cambogiani nei suoi discorsi!), quindi il mio consiglio è “meglio soli che male accompagnati”: se non trovate una guida decente non scendete a compromessi!
– Tramonti. L’idea di godervi il tramonto dal prasat centrale di Angkor Wat è molto suggestiva ma concretamente irrealizzabile perché il tempio chiude i battenti prima che il sole vada a tuffarsi nella foresta! Vi consiglio quindi di aspettare il calare del sole davanti alla piscina che sorge sulla sinistra del viale principale, per poter immortalare le cinque torri soffuse di luce rosa che si specchiano nell’acqua.
Ovviamente almeno un altro migliaio di persone avrà avuto la vostra stessa idea, quindi preparatevi a lottare per raggiungere una buona postazione e per difenderla!
– Angkor dall’alto. Un modo un po’ speciale di ammirare l’area archeologica di Angkor può essere quello di prenotare un tour in elicottero o in mongolfiera, oppure di salire a 200 metri d’altezza grazie al pallone frenato situato a circa un km dall’ingresso di Angkor Vat, sulla strada per l’aeroporto.
– Orari. Qual’è l’orario migliore per visitare il sito archeologico?! Purtroppo le visite in notturna non sono contemplate e quindi a qualsiasi ora del giorno soffrirete per la calura insopportabile. All’alba e al tramonto il sole è sicuramente meno impietoso ma d’altra parte le orde di turisti raggiungono il loro apice.
Sta quindi a voi scegliere il male minore!
La stessa considerazione va fatta se ci tenete a scattare belle foto: luce abbagliante o inquadrature rovinate da una folla brulicante?! Non potendo evitare entrambe le sciagure la mia scelta, dettata più che altro dalla pigrizia, è stata quella di visitare i templi con il sole a picco ed ecco qua i risultati delle mie fatiche di cui (modestamente e viste le condizioni estreme) vado abbastanza fiera.
Le foto di questo post sono state scattate a Ta Prohm e Bayon in due roventi giornate di fine Novembre.