Durante il mio primo viaggio in Giappone mi ero innamorata di Kyoto e mi ero ripromessa che, se fossi tornata una seconda volta, avrei dedicato gran parte del mio itinerario ai due aspetti del Paese che avevo più amato: quello tradizionale e quello mistico-spirituale.
In cima alla lista dei miei desideri ovviamente c’erano gli Onsen e i Monasteri Buddisti ma vi confesso che non avevo la più pallida idea di dove e come prenotare.
Soprattutto per quello che riguarda i monasteri avevo mille dubbi irrisolti: accetteranno uomini e donne? Dovremo condividere la stanza con altre persone? E i bagni?!?
Così stavo quasi per rinunciare e per rassegnarmi a trascorrere qualche notte in più a Tokyo (città che non amo particolarmente) quando ho conosciuto Silvia, che in un monastero buddista c’aveva dormito per davvero, ed è grazie a lei e ai suoi meravigliosi racconti se il nostro secondo viaggio in Giappone è stato così speciale!
L’incantevole destinazione che mi ha consigliato Silvia per sperimentare il temple lodging è Koyasan, una località meta di pellegrinaggi religiosi che si trova a 900 metri di altitudine e a qualche ora di treno da Kyoto: qui, tra fitte foreste di conifere nel cuore del Parco Regionale di Koya-Ryujin, sorge Kongobu-ji, il principale tempio del Buddismo Shingon (il ramo esoterico del Buddismo giapponese).
La località è Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ci sono 120 tra templi e monasteri dove si può perfino essere iniziati alla pratica dello zazen, la meditazione zen.
A noi è bastato scendere dal trenino che, arrampicandosi sulle montagne, ci ha portati fino alla minuscola stazione di Gokuraku-bashi per capire di essere arrivati in un luogo magico e un po’ speciale: il soffitto dell’intera Stazione è ricoperto di campanelle di vetro tintinnanti e l’aria è fresca e frizzante perfino in piena Estate.
Ancora pochi minuti di viaggio su un trenino a cremagliera e una rapida corsa in taxi e finalmente eccoci al nostro monastero, l’Hongaku-in: ci sono volute molte ore da Kyoto (e una parte del viaggio non era neppure coperta dal nostro Japan Rail Pass!) ma si sa che i luoghi speciali richiedono qualche sforzo in più per essere raggiunti, quasi si dovesse compiere un piccolo percorso iniziatico.
Koyasan è un luogo in grado di riappacificare chiunque con il mondo, un po’ come la mia Rishikesh ma senza l’allegra confusione che in India non risparmia neppure le città sacre: sul Monte Koya tutto è pace e silenzio e vi ritroverete a parlare a bassa voce e a camminare in punta di piedi perfino per strada, per non turbare tanta quiete ed immota bellezza.
La maggior parte dei templi che offre ospitalità non ha siti internet (o non li ha tradotti in inglese) quindi, per prenotare, dovrete affidarvi a questo sito dove potrete scegliere il vostro Shukubo, compilare il form per la prenotazione online ed attendere conferma; la prenotazione va garantita con una carta di credito ma il pagamento va poi effettuato in loco, esclusivamente in contanti.
Per tutti coloro che temono una sistemazione spartana o poco confortevole niente paura: scegliete uno dei templi dotati di western-style toilet e una camera con bagno privato e sarà come soggiornare in un lussuoso Ryokan!
Avrete la vostra incantevole tatami room con tanto di salotto, aria condizionata, wifi e famigerato WC iper-tecnologico, potrete indossare il tradizionale yukata e i monaci vi serviranno in camera cene e colazioni rigorosamente vegetariane, con un tripudio di ciotole e piattini pieni di autentiche (e coloratissime) delizie.
Una volta finito di cenare saranno ancora i monaci a darvi la buonanotte dopo aver preparato i futon davanti ai vostri occhi, con gesti armoniosi e solenni.
L’esperienza del futon va assolutamente provata durante un soggiorno in Giappone: la prima notte sui tatami per me è stata a dir poco folgorante, nel senso che mi è sembrato di non aver mai provato un letto più comodo, mentre con il passare dei giorni (abbiamo dormito sui futon per metà del viaggio) ho iniziato a rimpiangere i nostri cari e vecchi materassi e a svegliarmi un pochino dolorante; d‘altra parte alcune amiche mi hanno raccontato esperienze diametralmente opposte e quindi credo che la reazione sia assolutamente soggettiva.
Futon a parte, il vero momento magico quando si dorme in un monastero buddista arriva all’alba, quando gli ospiti dello Shukubo sono ammessi nel Tempio per assistere alla preghiera del mattino: un’esperienza mistica e toccante di cui conserverete per sempre il ricordo nel cuore e che vale da sola un viaggio fino alle solitarie vette del Monte Koya.