#mytravels. 5 cose da sapere per affrontare un viaggio in Myanmar.



Come ho già scritto nella mia piccola guida su come organizzare un viaggio in Myanmar la mia esperienza in questo Paese è stata più che positiva ma ci sono almeno 5 cose che è bene sapere prima di partire.
Ecco quindi (tra semplici curiosità, disagi di poco conto e dettagli non trascurabili) il mio vademecum sulla terra birmana, accompagnato da cinque ottimi indirizzi sperimentati in prima persona.
♥ A Bagan ed Inle Lake in Inverno potreste soffrire il freddo.
Dopo aver visitato Siem Reap in un rovente inizio d’Inverno, con temperature a dir poco feroci, ho fatto l’errore di pensare che tutto quell’angolo di Sud Est Asiatico fosse afflitto 12 mesi l’anno da un’asfissiante calura e ho preparato una valigia totalmente inadeguata.
Così, invece di godermi un clima deliziosamente mite ed affatto umido, ho passato le mie vacanze di Natale a lamentarmi per il freddo in maniche corte e sandali quando sarebbero bastati un paio di scarpe chiuse e un maglioncino per affrontare con serenità le albe e i tramonti.
Anche la popolazione locale d’altronde ha un rapporto confuso e vagamente drammatico con i “mesi invernali”: vedrete cani a pelo lungo inguainati in imbarazzanti cappottini, bambini intabarrati in giacconi da sci e una buona fetta della popolazione femminile con indosso orripilanti pigiamoni in pile dai colori sgargianti.
E ai piedi? Le immancabili ciabatte in plastica senza calzini ovviamente! (Ma che ve lo dico a fare?!).
♥ In Myanmar trascorrerete la maggior parte del tempo scalzi.
Il motivo principale per cui tornerete da un viaggio invernale in Myanmar afflitti da un cronico raffreddore tuttavia non sarà la vostra valigia inadeguata, ma il Problema dei Templi.
In tutti i templi del Paese si cammina scalzi, anche in quelli che fanno parte di aree archeologiche e che quindi sareste portati (ingenuamente) a ritenere esenti perché non più consacrati.
Che sarà mai, direte voi, proprio come mi sono detta io, arrivando alle porte del primo tempio e tirando fuori dalla borsa l’amenity kit della compagnia aerea per infilare un paio di confortevolissimi calzini anti-scivolo.
Povera illusa! Nei templi burmesi, quasi tutti lastricati di gelido marmo, non si entra con i calzini ma si cammina a piedi nudi molto spesso fin dal parcheggio.
Preparatevi a togliere e rimettere le scarpe decine di volte al giorno, a tentare di arginare il disagio inculcatoci dal nostro retaggio culturale con inutili salviettine umidificate, a camminare scalzi su terreni sassosi e sconnessi come pellegrini penitenti, ad arrampicarvi su per ripidi scaloni di marmo, a prendere scale mobili ed ascensori (ebbene sì!) e ad andare alla ricerca del vostro driver zampettando tra parcheggi e marciapiedi.
Ma soprattutto, casomai voleste visitare le spettacolari Pindaya Caves, preparatevi a scendere in umide grotte dove i vostri piedi sguazzeranno nella viscida guazza calpestata da milioni di piedi prima di voi nei secoli dei secoli (ed Amen).
Ora io non sono una persona schizzinosa e sono entrata scalza (o con indosso i miei provvidenziali calzini) in decine e decine di moschee, templi indù, templi sikh e case da tè giapponesi senza battere ciglio, ma la visita di queste grotte adornate da migliaia di statue di Buddha rimarrà per sempre nei miei ricordi come un’esperienza sgradevole e temo non dimenticherò mai il ciaf ciaf dei miei piedi sui tappetini intrisi di umidità all’ingresso del sito sacro.
♥ Il cibo locale è molto buono e si spende pochissimo ma…
Ma è bene fare una piccola selezione ed evitare i posti dove si cucina e si mangia sul marciapiede, anche se raccomandati dai locali e dai backpackers.
Infatti, benché la cucina sia quasi ovunque gustosa e  benché il Myanmar sia un Paese pulito rispetto ad altri paesi molto poveri, le condizioni igieniche di questi localini improvvisati lasciano davvero a desiderare.

Non mi sono mai fatta problemi con lo “street food” in giro per il mondo e in India le merende a base di samosa e pakora, fritte nei capanni lungo la strada, sono un mio rituale giornaliero ma cerco sempre di evitare i luoghi con condizioni igieniche precarie se la natura del cibo richiede l’uso di bicchieri, piatti e posate che sono stati lavati alla bell’e meglio.
♥ In Myanmar le macchine hanno il volante a destra ma si guida tenendo la destra.
Immagino che sia una forma più che legittima di rivalsa dopo decenni di dominazione inglese e confesso che i nostri autisti erano così bravi e prudenti che me ne sono resa conto dopo un paio di giorni, ma i sorpassi sono abbastanza inquietanti e viene da chiedersi perchè, dopo quasi settant’anni dall’indipendenza, non siamo ancora riusciti ad avere un parco auto con il volante dalla parte giusta!
♥ In Myanmar non ci sono piscine riscaldate.
Questa è davvero una quisquilia ma tutti i bellissimi resort in cui abbiamo dormito erano dotati di piscine scenografiche ma rigorosamente gelide (e quando dico gelide parlo veramente di vasche Kneipp!).
Ripeto: è una semplice quisquilia ma, dopo una giornata passata a scarpinare scalzi da un tempio all’altro, l’essere defraudati di una nuotata ristoratrice è davvero molto triste.

Cinque indirizzi carini provati in prima persona.
– Popa Mountain Resort.
Questo incantevole resort immerso in una vegetazione lussureggiante offre una vista spettacolare sul Taung Kalatt Monastery e, che decidiate di fermarvi qualche giorno o semplicemente di pranzare sulla sua terrazza panoramica, è una tappa irrinunciabile durante il viaggio tra Mandalay e Bagan.
La cucina è deliziosa, le camere super romantiche e la piscina, affacciata sul superbo panorama circostante, è perfetta per gli Instagram-addicted!
– Heritage Bagan Hotel.
Questo lussuoso resort di recente apertura ha un ottimo rapporto qualità prezzo. Le camere sono enormi e molto confortevoli, il ristorante offre una cucina locale ed internazionale di ottimo livello e la colazione è all’altezza del luogo. Durante una mezza giornata di relax ho sperimentato una fantastica riflessologia plantare nella Spa dell’hotel che oltretutto ha prezzi sorprendentemente cheap.
Due sole pecche: il personale della reception è un po’ pasticcione, quindi ricordatevi di chiedere il conto la sera prima della partenza per evitare inutili perdite di tempo al mattino; inoltre l’inglese parlato dal personale è molto basico e quindi ci potrebbero essere problemi di incomunicabilità, specialmente se (come la sottoscritta) pretendete di farvi consigliare posti instagrammabili per immortalare l’alba o il tramonto!
– Amata Garden Resort Inle Lake.
Questo incantevole resort affacciato sul Lago Inle è immerso in un lussureggiante giardino tropicale, ha una stupenda (e gelida) piscina panoramica e un cocktail bar dove godersi il tramonto, scaldandosi al fuoco di scenografici falò e sorseggiando drink allo yuzu.
Scegliete una delle romantiche ville con enormi finestre, letti a baldacchino e terrazze private affacciate sul lago e non ve ne pentirete!
– Golden Moon Café.
Questo delizioso ristorante affacciato sui canali di Inlay è stato una delle migliori esperienze gastronomiche di tutto il viaggio.
Sorge nel mezzo di un’intricata rete di canali che si diramano da Inle Lake e non ho idea se sia raggiungibile anche via terra, ma la cucina è assolutamente eccezionale.
Non perdetevi per niente al mondo il pesce cotto nelle foglie di banana e l’insalata di pomodori verdi del lago Inle, che rimarranno per sempre nella vostra memoria come i pomodori più buoni che abbiate mai mangiato!
River Garden Kitchen.
Qusto delizioso ristorante con orto biologico affacciato sul fiume sorge poco distante da Pakokku ed è una piccola oasi di verde che offre una cucina locale veramente squisita.
Le fritture di pesce e di verdure sono da leccarsi i baffi, ma vi consiglio di assaggiare anche qualcuna delle caratteristiche insalate birmane come la Pennywort leaves salad (a base di centella asiatica) o la banana blossom salad!


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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