Una delle cose che mi è mancata di più in questi ultimi mesi è stata volare.
Non prendo un aereo dal 2 Marzo 2020 e non avrei mai immaginato di dover trascorrere così tanti mesi senza poter tornare tra le nuvole.
Durante la quarantena ogni volta che sentivo il rumore lontano di un aereo o scorgevo una scia nel cielo mi ritrovavo a sospirare chiedendomi dove fosse diretto e ho sviluppato tutta una serie di piccole manie, come ammazzare il tempo guardando gli aerei in volo su flightradar24 o controllare ogni santo giorno la Travel Regulation Map sul sito di IATA.
Da quando il lockdown è finito ho viaggiato in macchina, in treno, in traghetto e in barca a vela ma l’aereo è rimasto una specie di miraggio, un mezzo di trasporto riservato ai pochi eletti non soggetti alla miriade di restrizioni di viaggio internazionali.
Così, tra aeroporti chiusi e visti sospesi fino a data da destinarsi (“passengers are not allowed to enter” sembra essere diventato il mantra di questo 2020), l’idea di potermi imbarcare su un volo a lungo raggio prima della fine dell’Estate è diventata sempre più remota e ho dovuto rassegnarmi a spostare a Dicembre le mie vacanze in Vietnam e Laos e a ripiegare su una meta europea.
Quindi alla fine tornerò a volare tra due settimane e mi aspettano ben 6 voli a corto raggio in 12 giorni, che per una frequent flyer quale io ero non sarebbero niente di speciale ma che, dopo 5 mesi e 8 giorni a terra, rappresenteranno una piccola rinascita.
Ma come viaggeremo in aereo nell’era post-covid?
Come cambieranno le nostre aspettative e il nostro modo di viaggiare?
Ad invitarmi a raccontare il mio punto di vista insieme ad altri 150 travel expert è stata Cathay Pacific, una delle mie compagnie aeree del cuore, che associo al ricordo di alcuni tra i più bei viaggi degli ultimi anni.
Non è difficile immaginare come una delle parole chiave dei viaggi futuri sarà #green: dopo aver sentito il nostro Pianeta tornare a respirare mentre eravamo tutti chiusi in casa, ad osservare il mondo dalla finestra, siamo diventati sicuramente dei viaggiatori più responsabili e quando dovremo scegliere una compagnia aerea non guarderemo più solo al prezzo ma anche alla sua sostenibilità.
E sicuramente Cathay Pacific, che ha da pochi giorni presentato il suo Sustainable Development Report 2019, è già sulla buona strada nella riduzione del consumo di plastica monouso, nell’utilizzo di biocarburanti e nella creazione di una flotta più efficiente.
– Nel 2019 Cathay Pacific ha ridotto il consumo di plastica monouso di 32 milioni di unità e si impegna entro il 2022 di sostituire il 50% del consumo totale con oggetti in materiale riciclabile.
– La compagnia aerea ha recuperato nel 2019 ben 2500 tonnellate di rifiuti e donato 563 tonnellate di cibo.
Inoltre il 90% dei componenti dei suoi areomobili ritirati viene riciclato o riutilizzato.
– Il programma FlyGreener di Cathay Pacific ha permesso di neutralizzare 33922 tonnellate metriche di CO2 e ne vengono risparmiate altre 4000 ogni anno grazie alla digitalizzazione di manuali, mappe e verbali di volo.
– Ma la cosa che mi ha più colpita è l’incremento dell’efficienza nei consumi (+27% dal 1998 ad oggi) e l’impegno della compagnia ad acquistare nei prossimi 10 anni 1,1 milioni di tonnellate di biocarburante.
Avreste mai potuto immaginare che un gigante dei cieli come l’A350 (capace di trasportare fino a 440 passeggeri) potesse volare grazie ad un biofuel ricavato dalla canna da zucchero?
Ebbene è quello è hanno fatto dal 2016 ad oggi 34 A350 della flotta Cathay Pacific durante i loro voli di consegna!
– Non solo sostenibilità ma anche inclusività: la compagnia aerea con sede ad Hong Kong promuove infatti iniziative volte a ridurre le differenze di genere e di orientamento sessuale attraverso il suo Cathay Pacific Female Pilot Advisory Group, il Cathay Women’s Network e il programma Fly With Pride.
Oltre a #green c’è però un’altra parola chiave che mi piacerebbe poter utilizzare per descrivere i viaggi del futuro ed è #comfy.
Se vi è capitato negli anni di viaggiare in Business Class avrete toccato con mano l’incredibile evoluzione subita da questa classe di viaggio grazie alla geniale introduzione dei fully flat beds e ai nuovi layout pensati per recuperare centimetri preziosi di spazio e comfort.
Purtroppo non si può dire lo stesso per le cabine di Economy Class che sono molto migliorate dal punto di vista dell’intrattenimento ma non abbastanza dal punto di vista dello spazio.
Nel periodo più nero del lockdown, quando si parlava di distanziamento sociale a bordo degli aeromobili, gli italiani di Avioninteriors hanno presentato una potenziale nuova configurazione per le cabine di Economy Class denominata Dubbed Janus (con un sedile che guarda in avanti e quello contiguo che guarda indietro) che mi ha subito fatto pensare allo “yin-yang layout” ideato nel lontano 1998 per British Airways e tutt’ora in uso.
Chissà che non si possa lavorare un po’ su queste nuove configurazioni per garantire ai passeggeri di Economy Class non solo un maggiore distanziamento sociale, ma anche qualche centimetro di comfort in più?!