Tornare a Petra e nel deserto del Wadi Rum a distanza di due anni dal mio primo viaggio, nel Dicembre del 2019, è stata un’emozione che non avrei davvero creduto potesse essere così intensa.
Vedere dal vivo Petra infatti (non importa se per la prima, la seconda o la decima volta) è sempre profondamente toccante e commovente.
La fatica fisica è stata nuovamente ricompensata da una bellezza che non si può descrivere a parole ma stavolta ho provato una sensazione nuova: un senso di pace assoluta, dovuta probabilmente al fatto che avevo già immortalato due anni fa tutti gli Instagram Spot più celebri e quindi, cosa più unica che rara, non ho avuto nessuna ansia da prestazione e mi sono semplicemente goduta ogni istante.
A metà Novembre il clima si è rivelato incredibilmente piacevole (né troppo caldo, né troppo freddo, niente vento e un cielo perfettamente terso) e mi è sembrato incredibile poter camminare nel Siq senza battere i denti per le raffiche di vento gelido e poter ammirare il Tesoro con gli occhi lucidi di commozione piuttosto che lacrimanti per le tempeste di sabbia!
Un’altra bella notizia, che ha reso decisamente più piacevole la visita, è che finalmente le carrozzelle sono state vietate all’interno del Siq e quindi non dovremo più assistere al pietoso spettacolo dei cavalli lanciati al galoppo sul selciato levigato, senza fiato per la fatica di trainare scalcinate carrozzelle cariche di turisti senza vergogna!
Purtroppo invece non ci sono notizie altrettanto buone sul fronte del Monastero e i poveri muli ed asini continuano ad arrampicarsi su e giù per i ripidi gradini, portando sulla groppa per lo più ragazzotti/e pigri e sovrappeso mentre i turisti più anziani e coscienziosi affrontano l’impresa facendo affidamento solamente sulle proprie gambe.
Come ho già scritto due anni fa non ci sono scusanti per servirsi di un animale su un sentiero così pericoloso ed accidentato: se non ce la fate a salire fatevene una ragione e rinunciate alla visita del Monastero, ma non scendete a patti con la vostra coscienza!
Quest’anno, oltre a quello che porta al Monastero, abbiamo affrontato un altro trekking decisamente impegnativo per vedere il Tesoro dall’alto.
Il sentiero parte dalle Tombe Reali e si inerpica su per una ripida scalinata che mi ha fatto tornare in mente la scala di Cirith Ungol di Tolkeniana memoria; arrivati senza fiato sulla cima sarete ricompensati da una vista mozzafiato sull’anfiteatro e sulle montagne circostanti ma dovrete ancora affrontare un sentiero lungo e scosceso prima di arrivare al pittoresco caffè berbero immortalato nella foto di apertura e poter finalmente vedere con i vostri occhi uno degli spettacoli più belli che io abbia mai visto durante la mia lunga carriera di viaggiatrice.
La mia modesta opinione è che niente può rivaleggiare con il Tesoro visto da lassù (né le piramidi, né Angkor Wat, né il Taj Mahal) e quindi le circa tre ore di trekking tra andata e ritorno valgono decisamente la pena!
Il Wadi Rum, con i suoi paesaggi drammatici e suggestivi, si riconferma come uno dei miei luoghi preferiti al mondo: una corsa in fuoristrada con il vento tra i capelli e un tè alla salvia selvatica preparato dai beduini su un piccolo falò acceso nella sabbia, sono un’esperienza romantica da vivere almeno una volta nella vita.
Concedetevi almeno una notte nel deserto, in uno dei numerosi campi tendati tutti di livello molto alto: il tramonto e l’alba nel deserto, con il silenzio assordante ed i colori di una bellezza ultraterrena, sono momenti preziosi di cui conserverete il ricordo per sempre.
Camminate a piedi nudi sulla sabbia finissima, sedetevi a scaldarvi intorno al fuoco, sognate ad occhi aperti sotto al cielo stellato… insomma godetevi ogni singolo istante, perché il Deserto è un qualcosa che entra prepotentemente nel cuore, trasformando per poche ore anche un semplice turista in un Avventuriero.
[Grazie Gianluca Bruno e Ruberry per le foto nel Wadi Rum!]