Colombo è stata l’ultima tappa del mio viaggio in Sri Lanka ed arrivare in questa città caotica e colorata, dopo i giorni trascorsi tra le spiagge senza fine della costa Sud e le piantagioni di tè delle nebbiose Highlands, è stato sicuramente un piccolo shock.
Con i suoi quasi 6 milioni di abitanti e gli oltre trecentomila tuk tuk che popolano le sue strade la capitale commerciale dello Sri Lanka è una città affascinante, dove convivono in armonia uno skyline avveniristico in continua evoluzione fianco a fianco con antichi palazzi retaggio di tre diverse dominazioni coloniali: quella portoghese, quella olandese e quella inglese.
Per la mia Colombo’s culture walking mi sono affidata a Pepper Life, un’agenzia che offre esperienze alla scoperta dell’Isola in compagnia di chi meglio di tutti gli altri è capace di raccontarne la storia, le tradizioni, la cultura e la spiritualità: i locali.
La passeggiata in compagnia del mio host Arshad è iniziata in uno dei luoghi più affascinanti e quieti di tutta la città: il tempio galleggiante di Seema Malaka che sorge sulle acque del Beira Lake.
Qui, nel bel mezzo di un quartiere in fermento tra eleganti centri commerciali e grattacieli in costruzione, ci si può avvicinare in punta di piedi ad una delle quattro religioni che convivono pacificamente in città.
Questa pagoda che si riflette sulle acque del lago, progettata nel 1976 dall’archistar cingalese Geoffrey Bawa ed utilizzata principalmente per la meditazione, è un perfetto esempio del sincretismo e dell’armonia religiosa che regnano sull’Isola: finanziata da un uomo d’affari musulmano ospita, accanto ai numerosi Buddha, anche le statue di alcune divinità hindu.
Ed è stato proprio un tempio hindu la seconda tappa della nostra passeggiata.
Una veloce corsa in tuk tuk nel traffico cittadino (un’esperienza che non dovete perdere per niente al mondo!) ci ha condotti fino all’incantevole tempio in granito di Sri Ponnambalam Vanesar Kovil.
Mentre il sole tramontava sulla città abbiamo oltrepassato la soglia del tempio, ornata di fiori e mandala colorati, per assistere ad una pittoresca cerimonia religiosa dedicata a Lord Shiva, con le preghiere accompagnate dai fumi dell’incenso e dal suono dei nadaswaram e dei thavil (flauti e tamburi).
Usciti dal tempio sono bastati pochi passi tra i caratteristici negozietti che vendono frutta e ghirlande di fiori cerimoniali per arrivare al cospetto della Chiesa cattolica dedicata a Sant’Antonio da Padova, dove i fedeli sono soliti compiere devozioni dal sapore arcaico, strisciando sulle ginocchia lungo tutta la navata.
La notte è ormai scesa sulla città quando ci inoltriamo nella caotica e coloratissima Pettah, un vero e proprio bazar a cielo aperto dove, tra vetrine scintillanti, bancarelle di fiori ed edifici neo-gotici sopravvissuti all’epoca olandese, ci fermiamo per una sosta gourmet in un piccolo ristorante vegetariano indiano.
Qui ho assaggiato uno dei chai masala più buoni di sempre (bollente e servito nel tradizionale bicchierino di metallo) accompagnato da una porzione di succulenta masala dosa.
Le chiacchiere migliori sono sempre quelle che si fanno attorno ad un tavolo e così, dopo aver mangiato e chiacchierato molto, ci siamo alzati a malincuore solo per terminare la nostra passeggiata di fronte ad uno dei simboli stessi della città di Colombo: la facciata bianca e rossa della Jami Ul-Afar Mosque con le sue cupole a forma di melograni.